mercoledì 19 ottobre 2016

Vincere: la palestra della mente

Il nostro inconscio non conosce negazioni come "non" o "nessuno". Esempio: ‘non’ immaginatevi un elefante a puntini rosa. Per ‘non’ immaginare una cosa, prima occorre immaginarsela, e poi negarla. In questo modo però tenete occupato il vostro inconscio con una cosa che in realtà non volete. Per rendere più facile il lavoro di trasformazione su di voi, concentratevi invece solo su ‘quello che volete effettivamente ’. Perciò date al vostro inconscio un compito chiaro di che occuparsi. Evitate ‘formulazioni ' negative ’ (come: - Non vorrei essere più così teso e nervoso. - Non voglio più mangiare tanto!). Utilizzate invece ‘formulazioni positive ’ (come: - Vorrei imparare a organizzarmi meglio per avere ogni tanto un po’ di tempo per me e potermi rilassare. - Da oggi comprerò degli alimenti diversi, e per sentirmi meglio farò un pasto al giorno solo a base di verdura, insalata e frutta.)

Roderich Heinze, Sabine Vohmann Heinze, "PNL. Programmazione neurolinguistica"


Durante un corso di formazione per allenatori il relatore ci stava illustrando diverse filosofie di allenamento di varie aree del mondo. Mi ha colpito particolarmente un concetto della scuola statunitense che ci ha riportato e che suonava più o meno così: in USA allenano per la maggior parte del tempo quello che i giocatori sanno fare bene perché, in questo modo, creano una mentalità positiva che facilita tutti quando bisogna correggere le cose che vengono meno bene. Se funziona o meno non saprei, ma bisogna dire che il modello USA produce un numero esagerato di buoni giocatori utilizzando un approccio all'allenare e alla vita dei giovani studenti/sportivi che, da italiano, invidio molto.

Mi soffermerei su 2 parole per spiegare meglio i miei pensieri: "mentalità" e "testa".

Partiamo da ciò che si definisce "testa", cioè l'intelligenza. Chiaramente si parla di intelligenza sportiva, ma personalmente credo che la mente, anche in generale, vada allenata quotidianamente. Quale palestra migliore di una scuola? 
Troppo facile il confronto Italia/USA su questo punto: mi sento quasi banale a scriverlo, ma correrò il rischio di esserlo.
In Italia se sei un giovane sportivo devi scegliere se studiare o giocare: da entrambi i lati i professori piuttosto che gli allenatori ti invitano a scegliere una sola cosa e concentrarti su di essa. USA?? Se non vai bene a scuola non avanzi nello sport oppure se fai bene lo sport puoi studiare in un buon college...sempre a patto che per lo sport non trascuri lo studio. 

Riporto un articolo in cui si parla del rapporto tra studio e sport o, per meglio dire, del rapporto tra agilità fisica ed agilità mentale: 


"Un recente studio dimostra che i ragazzi che sono ben allenati e danno buone prestazioni, specie negli sport all'aria aperta, hanno un peso corporeo adeguato all'età e rispondono meglio ai test standard per le funzioni della memoria e dell’apprendimento.
Nello studio sono stati coinvolti circa 2.000 ragazzini delle scuole primarie di Los Angeles ai quali si chiedeva di percorre una corsa di 1 chilometro e mezzo, e successivamente di rispondere ad alcuni test d’intelligenza standardizzati secondo l’età ed il livello socioculturale.
Ebbene, si è visto che i ragazzini che avevano impiegato meno tempo per la corsa, poiché erano allenati al movimento, erano in grado di dare anche i migliori risultati ai test d’intelligenza e cultura.
[....]
E' stato  condotto uno studio dinamico per verificare, in vivo, lo sviluppo del cervello umano sfruttando le enormi potenzialità della risonanza magnetica.
In particolare si sono concentrati sull'età evolutiva, esaminando un piccolo gruppo di bambini e adolescenti sani, dai 4 ai 21 anni, che hanno sottoposto a risonanza magnetica ogni 2 anni per 10 anni.
In questo modo hanno potuto osservare con precisione l’evoluzione della corteccia cerebrale dall'infanzia alla maturità, dimostrando come la maturazione del cervello si associ a un arricchimento dei circuiti neuronali che sono stati più utilizzati in età evolutiva e all'eliminazione di quelli che non lo sono stati.
Ed ecco che la connessione tra attività fisica e funzioni cognitive (intelligenza, memoria e conoscenza) si fa più chiara.
In pratica, l’attività fisica sarebbe in grado di “stimolare l’intelligenza” attivando nuovi circuiti neuronali su cui successivamente si svilupperanno capacità intellettuali diverse e superiori.
In termini più semplici: con lo sport praticato regolarmente, più sangue arriva al cervello, più neuroni nuovi rimarranno attivi e a disposizione delle funzioni intellettive più elevate che richiedono concentrazione e ragionamento."

A che serve l'intelligenza?? A pensare! Impossibile giocare senza pensare. Impossibile giocare per vincere senza pensare positivo.
Questo lo spiega meglio il seguente lunghissimo estratto dell'articolo di Giulia Momoli che potrete trovare su uno dei blog del sito www.volleyball.it.

Per chi non la conoscesse Giulia Momoli è una pallavolista italiana, ma soprattutto una beacher di altissimo livello internazionale che ora si sta dedicando al Coaching. Possiamo quindi affermare che le esperienze che ora sta studiando sicuramente le ha vissute in campo: sa di quali situazioni parla per intenderci!
Ecco l'articolo di cui vi accennavo sopra:

"Hai mai messo l’attenzione sulle parole che dici mentre ti stai allenando e mentre giochi una partita?

Pensa ad alcune delle situazioni che ti capitano: ad esempio al pallone che può fare la differenza nel set, ad un gesto tecnico che stai migliorando a fatica, all'allenatore che ti fa entrare in campo dalla panchina per un cambio in un momento delicato.

Quali sono i pensieri che hai in quei momenti? Come parli a te stesso? In modo potenziante e positivo, oppure in modo negativo? Ti supporti, o mini la tua autostima? Comunichi certezza o crei dubbi?

Le parole che diciamo a voce alta e mentalmente rivolgendoci a noi stessi hanno un potere straordinario: imparando a gestirle possiamo diventare straordinariamente più efficaci.

Sono certa che ti sarà capitato di sentire i tuoi compagni o altri atleti che durante una partita si fanno i complimenti o si criticano aspramente. Ciascuno di noi parla con sé stesso. Hai presente la vocina interna che hai in testa e che nel momento clou ti dice "Non devo sbagliare, non devo sbagliare, non devo sbagliare!” Quella vocina è il nostro dialogo interno. Quando pensiamo, è come se stessimo chiacchierando con noi stessi: ci rivolgiamo delle domande, ci incoraggiamo, ci sgridiamo! La nostra mente pensa in continuazione e noi dialoghiamo con noi stessi.

In ogni momento della nostra vita, la qualità del nostro dialogo interno determina la qualità dei risultati che otterremo con le nostre azioni. Il dialogo interno agisce sulla concentrazione, influenza la motivazione, potenzia o demolisce la fiducia, quindi puoi intuire quanto sia importante formularlo nel modo giusto.

A proposito di quel famosissimo “non sbagliare” che riecheggia, oltre che nella nostra testa, anche nelle palestre e nei campi da beach, ti voglio dimostrare l’effetto di quella singola parola, il “non”, spiegandoti come funziona la nostra mente.

Semplificando, il cervello ad un primo stadio di pensiero, non elabora le informazioni espresse sotto forma di negazione.

La nostra mente non è capace di elaborare (ad un primo livello), la parola NON perché è un costrutto linguistico, è un concetto. Poi interviene la parte razionale che comprende "Ah ok, quella cosa non la vuoi!", ma nel frattempo la frittata è fatta perché nel nostro cervello abbiamo creato delle immagini che richiamano esattamente la cosa che non vogliamo. Quando immagini di non voler sbagliare la prossima azione, qualunque essa sia, e come prima immagine compare proprio l'azione sbagliata... è un autogol!

Ti faccio un esempio: se ti chiedo di immaginare davanti a te una quercia rigogliosa, molto grande, bella, verde... e ti dico di non immaginare una piccola scimmietta che volteggia tra i suoi rami, non immaginare una scimmietta di quelle con il culetto rosa che si diverte tra un ramo e l’altro... a cosa stai pensando? Alla scimmietta non è vero?
[...]
Come va? Ok ne faccio una facile: non pensare al numero civico di casa tua!

Mi fermo qui, so che hai compreso esattamente lo schema: per esaudire la mia richiesta di non pensare a qualcosa, devi prima pensarla! E quando quell'immagine è nella tua mente, è troppo tardi perché il cervello tende a realizzarla. Ora comprendi quale fregatura c’è dietro alla frase "Non devo/devi sbagliare!"?

Troppo spesso l’atleta ha più chiaro che cosa non vuole o non vuole più, piuttosto di quello che vuole. La mente, per attingere a tutte le risorse ha bisogno di indicazioni chiare, univoche, specifiche: se una persona non sa cosa vuole e non sa dove andare, ma sa solo dove non vuole andare o cosa non vuole ottenere… beh finisce esattamente lì!

Quando impari a prendere il controllo di quello che pensi e di quello che anticipi mentalmente, fai la differenza! Quindi pochi semplici passi:

1. Concentrati su ciò che vuoi, sul risultato che desideri ottenere, sulla prestazione, il gesto che vuoi fare. Lascia perdere ciò che non vuoi!

2. Invece di "non devo sbagliare", allenati a dire "batti in zona 1", "eseguo la battuta perfetta", "faccio ace", "attacco con il braccio esteso", "attacca lungo", "stacca le braccia dal corpo in ricezione"...

3. Se ti capita di visualizzare l’errore, tranquillo, prendine il controllo: rimpicciolisci mentalmente l’immagine, allontanala e poi concentrati nuovamente su quello che vuoi realizzare.

4. Allenati a fare questo processo frequentemente, fallo diventare un'abitudine, in modo che il tuo inconscio capisca che vuoi ripetere il gesto tecnico corretto, che vuoi avere la sensazione di certezza nei momenti topici, che desideri essere lucido e chiaro su quello che vuoi raggiungere."


Chiuderei questo lunghissimo post(almeno per i miei standard) con una frase di Lao Tzu:

Colui che vince gli altri è potente, chi vince sé stesso è forte.
Lao Tzu, "Tao Te Ching"

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