giovedì 29 settembre 2016

La costruzione del consenso [repost]


Il successo è una conseguenza, non un obiettivo
Gustave Flaubert



Questo post era apparso, pur se in forma un po’ diversa, sul blog “Crisi e sviluppo” di Manageritalia. Credo che sia molto interessante e chiaro, inoltre, segue ed è complementare al mio precedente post la ricetta dei campioni . Questi sono i motivi per cui ho voluto riproporlo anch'io sul mio blog.

Let's start:

"Forse, a chi si intende di questi temi, la semplificazione potrà sembrare  eccessiva. La propongo comunque.
Fondamentalmente, i modi per creare consenso e coesione (in un gruppo, in un’organizzazione, ma anche in un intero Paese) sono due: affidarsi alla logica amico-nemico, oppure costruire e comunicare un progetto credibile e convincente.
Nel primo caso l’impalcatura del consenso si regge su un messaggio: là fuori c’è un nemico pericoloso, la coesione interna, il consenso al leader, l’adesione a un’idea (magari senza troppo sottilizzare) servono a distinguersi e difendersi da quel nemico.

I vantaggi di questa modalità sono piuttosto evidenti:

velocità nella creazione del consenso (se il nemico è davvero così pericoloso, non c’è che una possibilità: stare con chi lo combatte);forza nel reprimere il dissenso (o stai con me, o sei contro di me e, quindi, fai il gioco del nemico);focus sui comportamenti del nemico più che sui propri: non è nemmeno così necessario avere un progetto di sviluppo per il futuro, e, soprattutto, il confronto con i risultati passa in secondo piano.

Per tutti questi motivi, non sorprende il fatto che gruppi, organizzazioni, anche partiti politici nella fase iniziale del loro ciclo di vita (e nelle fasi in cui il tema del consenso è più rilevante) ricorrano a piene mani alla logica amico-nemico (non credo serva fare esempi).
Molto spesso, addirittura, queste narrazioni individuano il nemico all’interno del proprio sistema (altre parti dell’organizzazione, altre funzioni aziendali, altre correnti di partito, eccetera).

La seconda modalità, invece, consiste nel creare coesione attorno ad un progetto, ad un obiettivo, ad un “dover essere” persuasivo e motivante. Si tratta di un processo più lento, probabilmente più solido e inclusivo. Certo, questa modalità sottostà anche a quello che, in un ambito un po’ diverso, abbiamo definito “Il principio del progresso“. Non basta, cioè, stabilire un obiettivo coesivo, si deve anche comunicare costantemente un progresso al fine di mantenere alta la motivazione.

Non serve precisare come l’abilità del leader resta quella di dosare le due logiche, perché se è vero che di logica amico-nemico si può campare per un bel po’, gli effetti collaterali indesiderati non sono da poco:
reprimere il dissenso può significare creare una conflittualità latente che approfitterà della prima occasione per manifestarsi;definire la propria identità soltanto per differenza rispetto al nemico vuole dire, comunque, non costruire un modello proprio che diventi un polo di attrazione di nuovo consenso, magari esterno rispetto alla cerchia iniziale. Si “incapsula”, cioè, l’identità del gruppo nella pura contrapposizione con il nemico;non avere un polo di attrazione, ma soltanto un polo di repulsione potrebbe creare, nell’organizzazione, delle “schegge impazzite” che, se anche si applicano per infliggere delle perdite al nemico, non sanno però “fare squadra”.

Infine (ma forse questa è la cosa più importante), le organizzazioni che basano il loro consenso interno soltanto sulla logica amico-nemico spesso implodono in brevissimo tempo, quando il nemico sparisce o perché viene sconfitto definitivamente (infatti, capita  di osservare leader che preferiscono “mantenere in vita” un nemico proprio per non dover affrontare il problema della sua scomparsa), oppure perché qualcuno, anche dall’interno, inizia ad insinuare il dubbio che il mostro potrebbe non essere così brutto come lo si dipinge e che, a guardarlo meglio, si tratta più di un avversario che di un nemico."

martedì 27 settembre 2016

World Tourism Day 2016

Tutto quello che siamo lo portiamo con noi nel viaggio. Portiamo con noi la casa della nostra anima, come fa una tartaruga con la sua corazza. In verità, il viaggio attraverso i paesi del mondo è per l’uomo un viaggio simbolico. Ovunque vada è la propria anima che sta cercando. Per questo l’uomo deve poter viaggiare.

Andrej Arsen’evič Tarkovskij, Tempo di viaggio


«Turismo per tutti»: è il tema differente della Giornata Mondiale del turismo che cade il 27 settembre e che quest’anno promuove “l’accessibilità universale”. Con l’obiettivo di rendere il viaggiare un diritto per tutti. «Oltre un miliardo di persone in tutto il mondo deve affrontare ostacoli che complicano l’accesso ai servizi fondamentali del viaggio, dalle informazioni chiare e affidabili, fino ai trasporti efficienti e servizi pubblici» si legge in una nota dell’Onu che annuncia la ricorrenza...e speriamo umilmente che questo lavoro possa essere d'aiuto a far fare il primo passo verso un mondo veramente alla portata di tutti sia nel suo aspetto "fisico/geografico" che in quello sociale.

E poi si sa che, come diceva Ari Kiev, il modo migliore per cercare di capire il mondo  è vederlo da ogni angolazione possibile!!

giovedì 22 settembre 2016

Volley Day 2016

Che farci se avete trent’anni e, svoltando l’angolo della vostra strada vi sentite sopraffatte d’improvviso da un senso di felicità – una felicità assoluta – come se aveste inghiottito un frammento luminoso di questo tardo sole pomeridiano, che vi arda giù nel fondo, mitragliandovi di una piccola gragnuola di raggi in ogni particella, in ogni dito della mano e del piede?
Katherine Mansfield


               



Pallavolo è divertimento puro!!!!!!



Ci vediamo al PalaEstra per vivere insieme altre emozioni!

lunedì 19 settembre 2016

La ricetta per essere vincenti

Non perdere mai di vista questa verità importante, che nessuno può essere veramente grande fino a che non ha acquistato una conoscenza di se stesso, una conoscenza che può essere acquisita soltanto dalla solitudine.
Johann Georg von Zimmermann



Johann Georg von Zimmermann...e chi è?? Confesso l'ignoranza e mi faccio aiutare dalla rete per saperlo: filosofo e fisico svizzero le cui teorie ebbero un grande impatto soprattutto in area tedesca.
La dissertazione potrebbe sembrare inutile e non tenterò di dimostrare il contrario. L'unica cosa sicura è che qualsiasi situazione può essere quella giusta per imparare. 
E' ovvio come sia molto semplice imparare nozioni: molto più complesso è imparare "la vita". Direi anzi, in maniera banale, che la vita si conosce solo dopo averla vissuta, solo dopo aver fatto esperienze... per dirla con parole migliori delle mie:

L'esperienza è il tipo di insegnante più difficile. Prima ti fa l'esame, poi ti spiega la lezione. 
Oscar Wilde

Come mai stasera sono arrivato a questi pensieri? Risposta semplice: sono finite le paralimpiadi e siamo giunti al momento che i media dedicano a questi "supereroi che sfidano le avversità e fissano record sportivi". Scusate il tono ironico, ma come capirete è rivolto ai media. Il messaggio che vogliono far passare è che basta crederci per raggiungere qualsiasi obiettivo. Tutto molto bello quanto assolutamente falso! O meglio: la volontà è uno degli ingredienti necessari per raggiungere un obiettivo, ma non è l'unico.

Apro una parentesi. Qualsiasi allenatore sa che per far migliorare il proprio atleta deve proporgli obiettivi realistici e raggiungibili che aumentano di difficoltà nel tempo. "Qualsiasi obiettivo" non è un obiettivo, ma un vagare senza meta. Ogni atleta ha un suo obiettivo a breve termine, qualcuno ad un termine un po' più lungo(ad ogni modo al massimo inferiore ai 4 anni per i top-players che provano ad ottenere risultati olimpici), e tutti hanno dei sogni. Come è vero che il bravo atleta e il bravo allenatore spostano l'asticella degli obiettivi per farla avvicinare quanto più possibile a quella del sogno, è altresì vero che la loro testa è fissa solo sull'obiettivo perché per il sogno non c'è molto tempo.
Pensate ad un tempo di allenamento lungo un ANNO: 365 GIORNI DI DURO ALLENAMENTO e costante controllo di sé. La volontà serve, ma non basta. 

Chiudo la parentesi è ritorno alla ricetta.
Aggiungo un po' di passione...anzi ne aggiungo molta: più ce n'è e più è facile approcciarsi ad uno sport!
Non posso evitare di unire anche le capacità fisiche, tecniche e tattiche che competono i vari sport e che occupano ore di allenamento giornaliero. Per le quantità vedere i singoli sport.
Aggiungo ancora il controllo! In tutte le sue accezioni: controlli medici, controllo dell'alimentazione, controllo del corpo e anche quel controllo che spesso si confonde con la volontà. A cosa mi riferisco? Alcuni la chiamano "coscienza di sé", altri "coraggio", io non saprei definirlo bene, so però che è quella cosa che tutti gli atleti, paralimpici e non, hanno da vendere.
E' l'abilità di capire chi si è e di affrontare le difficoltà con le capacità che si hanno.



Nessuna gara o competizione è mai come ce la immaginiamo: i momenti di difficoltà sono ovunque, a qualsiasi livello, ed è proprio in quegli istanti che l'atleta si ritrova, solo con se stesso, a dover uscire da una situazione imprevista con i mezzi che ha a disposizione in quel momento. 

Chi troverà una soluzione? 
Chi è in grado di non arrendersi? 
Chi saprà reinventarsi e trovare la via d'uscita? 



Questo è l'ingrediente segreto: chi ha la capacità di confrontarsi onestamente con se stesso, definire il suo limite di azione e sfruttarlo al massimo e proprio colui che andrà oltre i limiti che pensava di avere perchè è l'unico che conoscerà le sue vere capacità. In questo senso anch'io sono d'accordo nel dire che il limite è solo nella nostra mente, ma aggiungo anche che per quell'ingrediente non basta avere volontà...quest'ingrediente costa fatica... la verità costa fatica.
Ma la verità porta gioia! E si sa: la gioia massima di uno sportivo è la vittoria, cioè il raggiungimento dell'obiettivo massimo prefissato e/o oltre!

E' questo il pensiero che ho avuto vedendo le celebrazioni degli sportivi impegnati in olimpiadi e paralimpiadi: le difficoltà si possono superare con sudore, fatica e onestà intellettuale. Conoscere se stessi è difficile, ma lo sport, così come la vita, è una bella scuola per imparare a farlo. Diciamolo: questo concetto è tutta un'altra cosa rispetto all' "obiettivo qualsiasi": verità e coerenza, in primis con noi stessi e poi con gli altri, alzano la famosa asticella e portano sulla strada per realizzare i nostri sogni. 

La cosa più bella è che tramite verità e coerenza si crea un mondo migliore: questo è quello che mi hanno insegnato questi grandi uomini/donne che hanno partecipato ai giochi di Rio2016.